Hai un ristorante e stai pensando di fare una tua app? Sei sicuro che sia una buona idea? (Parte 1)
E’ diventata una moda, ormai, e tantissimi consulenti sposano frasi del tipo:
“Fai la tua app e vedrai quanti nuovi clienti in più potrai avere!”
“Se hai la tua app non devi dipendere da nessuno e i guadagni sono tutti tuoi”
“Al giorno d’oggi se non hai un app non vai da nessuna parte”
“Un mio amico ha fatto la sua app e adesso fattura milioni”
Ma è vero? Siamo sicuri che sia l’app del proprio locale a dare la svolta al tuo business?
Partiamo da un presupposto: è normale, in un periodo di crisi, che chi vende app spinga il proprio prodotto proponendolo come “il migliore” o “rivoluzionario”.
Ma è davvero così? Si possono avere vantaggi cosi rilevanti in termini di vendite da giustificarne i costi?
Fare un sito responsive che porti a un acquisto da smartphone o avere un sito e-commerce è divenuto indispensabile nel periodo che stiamo vivendo (e secondo noi lo era già da prima). Ma l’app NO, non lo è.
La nostra web agency opera nel mondo digitale dal 1995. Conosciamo in maniera approfondita le dinamiche del web e abbiamo accompagnato da vicino l’evoluzione del settore e delle sue innovazioni. Abbiamo grande confidenza con le app e ne abbiamo create di molto complesse. Non per questo, però, intendiamo cavalcare il momento, indirizzando i clienti verso l’acquisto di prodotti che non siano in grado di portare un vero beneficio alle loro attività.
Chiariamoci, le app sono molto utili e sicuramente forniscono un legame “intenso” e immediato con l’utente. Ma la chiave è sempre quella: bisogna mettersi nei panni del consumatore finale.
Tutti sappiamo che, causa coronavirus, le abitudini di acquisto si sono ulteriormente spostate verso i siti online, cosi come sappiamo che il 70% delle transazioni virtuali avviene tramite smartphone. Verrebbe quasi naturale pensare dunque alle app della propria azienda come una delle soluzioni più logiche.
Ma entriamo nel merito dell’argomento.
Quante app ha un utente medio nel telefono e quali sono le app più scaricate?
Una particolare classifica indica quali sono le app attualmente più scaricate in Italia: Amazon, Ebay, Kijii, Subito, Zalando, Asos, Nike, Privalia, ecc.
Gli e-commerce di questi grandi player internazionali sono seguiti, nella graduatoria, dalle app “utili”, cioè quelle legate ai servizi: Uber, Bla Bla Car e i vari food delivery.
Cosa hanno in comune tutte queste app?
Semplice, hanno un taglio nazionale o addirittura internazionale. Hanno, cioè, un bacino potenziale di clienti tale, non solo da giustificarne la presenza e la spesa, ma anche particolarmente orientato all’acquisto tramite app.
E’ un discorso valido per qualsiasi attività? Assolutamente no! E la ragione è facile da comprendere. Mentre l’utente è fortemente motivato a scaricare app che danno accesso immediato a una serie diversa di prodotti o servizi, così è altrettanto immotivato a scaricare decine di app, una per ogni servizio.
Perché accade questo?
Molto semplice. Se ogni persona dovesse avere una app corrispondente ad ogni servizio a cui accede abitualmente o ad ogni negozio da cui compra con regolarità, avrebbe conseguentemente il telefono imbottito a dismisura di app! E la quantità, si sa, porta a confusione.
Poniamo il caso del food delivery.
Quanto è più pratico avere un’app di servizi di food delivery come Take2Me, in cui posso trovare, in base a dove mi trovo in quel momento, i migliori ristoranti vicino a me scegliendo su una grande vastità di cibo di tipologie diverse (pizza, sushi, hamburger, gelato, cucina tradizionale, ricercata, etc) rispetto ad un’app per ogni pizzeria, una per ogni gelateria, una per ogni sushi bar etc?
La risposta è chiara ed univoca: meglio la prima soluzione. L’utente medio pensa e agisce in questo modo.
Continua (seconda parte)
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