Il lato oscuro dei Social Media
Quasi tutti utilizziamo internet e i social media per comunicare nel mondo virtuale.
In particolare, la socializzazione online è un’abitudine talmente radicata nella quotidianità che si conoscono i social network come le proprie tasche. O almeno così si pensa.
E luce fu.
Molte aziende hanno imparato a conoscere i social da parecchio tempo, cominciandone ad apprezzare gli aspetti più “luminosi” per i propri affari.
La comunicazione diretta con i consumatori o i potenziali clienti infatti, permette di capire quali sono le preferenze del proprio target di riferimento e correggere la propria strategia di marketing in base ad esse.
È in questo modo che molte attività importanti, conosciute a livello mondiale sono diventate dei punti di riferimento per quel che riguarda la comunicazione online.
Tracciabilità e dati statistici.
Sono online, parlo con i clienti e mi accorgo di poter migliorare.
Ma come si fa? Quali sono i punti di riferimento per correggere il tiro?
Certamente tra gli aspetti fondamentali di cui tener conto ci sono le statistiche, ormai presenti su tutti i social network.
Facebook, Twitter, Youtube e molti altri, infatti, danno la possibilità di raccogliere dati relativi alle persone che seguono l’azienda, che vedono le sue attività o che interagiscono con essa.
In questo senso è possibile capire chi segue l’impresa, quali interessi ha e perfino conoscerne l’età anagrafica e lo status sentimentale.
Tutto ciò, naturalmente, è dovuto alla continua condivisione di informazioni: ogni cosa sui social è pubblica.
Il lato oscuro: il “Dark Social”.
Quando un’attività e in particolare la condivisione, non avviene più attraverso i social tradizionali ma utilizzando app di messaggistica istantanea, ci troviamo di fronte ai Dark Social
Si tratta del fenomeno per cui la tracciabilità viene compromessa per via dell’utilizzo di email e comunicazioni private.
Raggiungere gli utenti con una notizia tramite un social, infatti può diventare impegnativo: è necessario targhetizzare al meglio i contenuti, fare attenzione alle persone che la visualizzano e nel caso ricorrere alle sponsorizzazioni.
Ecco perché ultimamente, in molti hanno cominciato a condividere il materiale attraverso i messaggi privati, i cui dati non possono essere raccolti da nessun software per l’analisi delle statistiche.
L’analisi di RadiumOne.
Nel mese di ottobre RadiumOne ha condotto un’interessante ricerca, “The light and dark of social sharing”, per comprendere meglio il fenomeno di condivisione privata.
I dati hanno dimostrato che il Dark Social è tre volte l’attività di condivisione che avviene su Facebook, preso in esame per lo studio.
Le statistiche.
Parliamo quindi di numeri: la ricerca di RadiumOne ha dimostrato che l’84% degli utenti condividono contenuti in rete. Di questi, il 32% lo fa attraverso i Dark Social.
A livello globale, quindi il 69% delle informazioni è condiviso privatamente e solo il 31% attraverso i social tradizionali.
In sostanza, un’azienda che analizza i dati di condivisione su social come Facebook, riesce ad ottenere le statistiche di circa un terzo degli utenti.
Quello che si cerca di fare infatti, è trovare un modo per valutare anche le statistiche ottenute dai Dark Social, ma al momento non ci sono strumenti adatti a questo scopo.
Voi che ne pensate? Conoscevate i Dark Social?
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